La nascita del Bologna FC
Il Bologna Foot Ball Club nasce ufficialmente domenica 3 ottobre 1909
presso la birreria Ronzani in via Spaderie, come sezione "per le
esercitazioni di sport in campo aperto" del Circolo Turistico Bolognese
presieduto dal Cav. Sandoni, come riferito puntualmente dal Resto del
Carlino il giorno successivo.
Viene eletto Presidente Louis Rauch, un odontoiatra svizzero, vice
Presidente Giuseppe Della Valle, segretario Penaglia, Arrigo Gradi
capitano, ma l’iniziativa era stata di un giovane di origine boema
arrivato a Bologna un anno prima: Emilio Arnstein, che appena giunto in
città aveva cercato subito giovani che avessero la sua stessa grande
passione: il calcio; informato che nella Piazza d’Armi ai Prati di
Caprara (fuori Porta Saffi) giocavano dei giovanotti, per lo più
studenti, che dagli abitanti della zona erano detti "quei matti che
corrono dietro a una palla", si era recato sul posto per incontrarli;
erano i fratelli Gradi, Martelli, Puntoni, Nanni, lo stesso Rauch e gli
studenti del Collegio di Spagna: Rivas e Antonio Bernabeu, fratello di
Santiago (il Presidente del mitico Real Madrid).
Arrigo Gradi andava agli allenamenti con la maglia a larghi scacchi
rosso e blu del collegio svizzero Shonberg di Rossbach nel quale aveva
studiato e presto questi colori divennero quelli della divisa sociale.
Nell’inverno del 1910 il Bologna Football Club si era reso autonomo
uscendo dal Circolo Turistico, le maglie erano state modificate con
strisce verticali, ma avevano mantenuto i colori originali: il rosso ed
il blu. Nell’assemblea era stato eletto Presidente il Prof. Borghesani,
vice Emilio Arnstein e Rauch trainer, come era chiamato allora
l’allenatore.
Dopo la vittoria nel Campionato Emiliano vinto nettamente in due
partite giocate nello stesso pomeriggio contro la Sempre Avanti (10-0)
e la Virtus (9-1), venne organizzata nel maggio del 1910 un’importante
amichevole con l’Inter Campione d’Italia che i milanesi vinsero solo
nel finale per 1-0 davanti a un pubblico entusiasta e numeroso; la
bella figura fatta diede al Bologna il diritto di iscriversi per la
prima volta a un campionato nazionale: 1910/11.
L’avventura iniziò con alcuni piazzamenti nei gironi regionali; nel
frattempo il Bologna trasferì il suo campo di gioco prima alla Cesoia
il 26/2/1911, poi allo Sterlino, inaugurato il 30/11/1913 con
l’incontro Bologna-Brescia terminato 1-1. I fratelli Emilio e Angiolino
Badini divennero i giocatori simbolo di quell’epoca, Emilio fu il primo
giocatore del Bologna ad indossare la maglia della Nazionale Italiana e
Angiolino fu per anni una sorta di capitano-allenatore e a lui fu poi
dedicato il campo dello Sterlino.
La guerra interruppe l’attività, si giocarono solo amichevoli e tornei
organizzati alla meglio. Alla ripresa si ripartì con rinnovato slancio
e in poco tempo il Bologna entrò nella ristretta cerchia delle squadre
che contano: fu decisivo l’ingaggio dell’allenatore danubiano Felsner
che diede un impulso determinante alle ambizioni del Bologna.
Il primo scudetto
Dopo
una finale scudetto persa nel Campionato 1920-21 con la Pro Vercelli,
ci fu l’esordio di Angiolino Schiavio (detto Anzlén) nel 1922 e, dopo
una finale scudetto persa nel 1924 con il Genoa, nel 1924-25 arrivò il
primo scudetto della storia rossoblu: l’avversario è sempre il Genoa
che capitola solo al quinto incontro (2-0) disputato a Milano a porte
chiuse per evitare il ripetersi di incidenti tra le tifoserie,
piuttosto focose nelle partite precedenti. Il Bologna gioca per
la prima volta con le maglie verdi con colletto filettato rossoblu ed è
un trionfo con i gol di Pozzi e Perin. La finalissima con l’Alba Roma è
solo una formalità: 4-0 a Bologna e 2-0 a Roma.
Nel frattempo, visto l’entusiasmo sempre crescente dei bolognesi, per
iniziativa del gerarca locale Arpinati, uomo molto in vista del regime,
si costruì il nuovo Stadio del Littoriale per contenere le ormai
migliaia di tifosi rossoblu: il 29 maggio 1927 fu inaugurato con
l’incontro della Nazionale Italiana (2-0 alla Spagna del mitico
Zamora), ed il 6 giugno si disputò la prima partita in campionato e fu
subito vittoria contro i tradizionali avversari genoani: 1-0 con rete
di Martelli.
Angiolino Schiavio era già il giocatore simbolo del Bologna e, dopo
altri campionati persi per un nonnulla (come nel 1926 e nel 1927,
scudetto revocato al Torino per illecito e non assegnato al secondo
classificato, il Bologna, perché il Presidente Federale - nel frattempo
era stato eletto il bolognese Arpinati - non volle dare adito a
sospetti di favoritismo), il Bologna arrivò al secondo scudetto nel
1929 dopo una finalissima a Roma (città che ci porterà bene anche nelle
finali successive) contro il Torino: 1-0, gol di Muzzioli su passaggio
di Schiavio, autore di un’azione irresistibile.
Inizia il mito del Bologna e dei suoi gioielli: oltre a Schiavio, il
portiere Gianni detto "il gatto magico" per le sue doti acrobatiche,
Della Valle goleador implacabile, Perin abile centrocampista; nasce in
quel periodo il celebre detto: "Il Bologna è uno squadrone che tremare
il mondo fa".
I trionfi europei e la serie di scudetti
Il Bologna inaugura l’era dei campionati a girone unico nel 1929-30 con
lo scudetto sulla gloriosa maglia e, anche se gli scudetti dei primi
anni ’30 sono tutti juventini, i rossoblu non stanno certo a guardare.
Arrivano nuovi giocatori dal Sudamerica (su tutti Fedullo e Sansone,
poi Andreolo, il goleador Reguzzoni, Monzeglio, Montesanto) ed il
Bologna vince nel ’32 la Coppa Europa, con allenatore Lelovich
subentrato a Felsner nel gennaio 1931, e nel 1934 ripete l’impresa
battendo in finale l’Admira Vienna.
Sono tempi di cambiamento a livello societario, che si stabilizzano con
la nomina, prima a Commissario Straordinario poi a Presidente, di
Renato Dall’Ara, un industriale reggiano, personaggio scaltro,
godereccio e poco propenso a spendere, ma che otterrà grandissimi
risultati nella sua straordinaria presidenza che durerà 30 anni!
L’Italia diventa campione del Mondo nel ’34 con un gol di Schiavio in
finale ed inizia con il campionato 1935-36 un periodo d’oro: ben 4
scudetti (1936,1937,1939,1941) ed un prestigioso Trofeo
dell’Esposizione vinto a Parigi con una fantastico 4-1 sul Chelsea in
finale.
Nell’ottobre del ’38, ritorna Ermanno Felsner, l’allenatore dei primi
scudetti, perché le leggi razziali impongono all’ebreo Arpaid Veisz
(vincitore di 3 scudetti) di lasciare l’Italia per seguire un tragico
destino.
Il Nazionale Ceresoli ha preso il posto di Gianni in porta e nasce
calcisticamente l’astro Amedeo Biavati, l’inventore del "passo doppio":
una finta in corsa che sbilanciava l’avversario e gli permetteva di
crossare con precisione per la testa di Puricelli o le chiusure a rete
di Reguzzoni; diventa Campione del Mondo nel 1938 e raccoglie il
testimone lasciatogli dall’altro bolognese Schiavio che si ritira dopo
essere stato il simbolo del Bologna per 18 anni ed aver ottenuto un
record ineguagliato: 242 gol.
Nel dopoguera si ricomincia da sei
Con l’avvento della II Guerra Mondiale finisce un’epoca e il dopoguerra
ricomincia da Renato Dall’Ara, riconfermato alla guida della società.
Nel 46-47 c’è l’illusione di essere tornati grandi: 7 partite senza
subire gol con in porta prima Ferrari poi Vanz, ma la netta sconfitta
contro il Grande Torino (4 a 0) ci riporta alla realtà e il 5° posto
finale non è da disprezzare.
C’è un cannoniere lunatico, estroso e irresistibile nelle giornate di
vena: Gino Cappello, che in coppia con il bolognese Cervellati consola
con le sue giocate il pubblico bolognese dal susseguirsi di campionati
mediocri. Il Bologna si piazza sempre dietro le squadre dell’asse
Milano–Torino e in un paio di occasioni si sfiora perfino il dramma
della B.
L’acquisto di Pivatelli, che diventa cannoniere nel 55-56 con 29 reti
in 30 partite, ed il giovane Pascutti, che al suo esordio segna subito
un gol a Vicenza, fanno da contraltare negli anni seguenti a giocatori
stranieri che falliscono clamorosamente come Vukas, Maschio e Vinicio;
sono gli anni della decisa contestazione al Presidente Dall’Ara che
viene sovente accusato di non spendere abbastanza e di gestire la
società in modo dittatoriale.
Così si gioca soltanto in paradiso: e sette!
Ma agli inizi degli anni ’60, con l’arrivo di Bernardini, si profila
all’orizzonte la squadra vincente: tassello dopo tassello, ai già
affermati Pascutti e Pavinato si aggiungono i giovani Bulgarelli e
Fogli ed il Dottore (così era chiamato Bernardini, per la sua cultura e
competenza), che all’inizio era in continua polemica con il Presidente
per via del gioco (a parere di Dall’Ara bello ma poco redditizio)
conquista sul campo Bologna e i suoi tifosi con due campionati
all’insegna del bel gioco, al punto da far esclamare all’allenatore
rossoblu, al termine di una partita vinta in modo perfetto per 7-1 sul
Modena: "Così si gioca solo in Paradiso!". Era il campionato 62-63, che
fa registrare il record di Pascutti che segna consecutivamente per le
prime 10 giornate (12 gol).
Con l’arrivo del fuoriclasse tedesco Helmut Haller e la definitiva
consacrazione del giovane centravanti danese Harald Nielsen (detto
Dondolo), si pongono le basi del trionfo dell’anno successivo.
Il problema del portiere viene risolto con l’acquisto del nazionale
Negri e nel campionato 63-64 saranno gioie e dolori. Dopo un inizio
stentato, il Bologna infila una serie di vittorie che lo portano al
comando dopo il 2–1 di S.Siro sul Milan, ma pochi giorni dopo scoppia
il caso-doping: 5 giocatori (Pavinato, Fogli, Tumburus, Perani e
Pascutti) vengono trovati positivi. I giocatori, l’allenatore e il
medico vengono squalificati ed il Bologna viene penalizzato di tre
punti. La reazione della città è quella di chi sa di subire
un’ingiustizia da parte dei potenti; scendono in campo le forze
politiche e sociali e soprattutto la gente comune: tutta la città è
unita. Le controanalisi dimostrano l’innocenza dei giocatori e i 3
punti vengono restituiti; il campionato finisce con Bologna e Inter
(Campione d’Europa) appaiati al primo posto. Si rende necessario lo
spareggio a Roma il 7 giugno ’64. Tre giorni prima muore
improvvisamente il presidente Renato Dall’Ara, mentre discute nella
sede della Lega con Moratti, Presidente dell’Inter, i dettagli per lo
spareggio. Il Bologna gioca una partita attenta tatticamente e vince
per 2-0 con reti di Fogli e Nielsen: è il settimo scudetto! Un giornale
titola: "Lui ha visto ed è stato felice!".
Un po’ di coppe e poi il lento declino
Il
dopo scudetto è un’annata infelice: il confronto con l’Anderlecht in
Coppa dei Campioni si risolve a favore dei belgi nello spareggio di
Barcellona per lancio della monetina e in campionato è un’altalena di
risultati che alimentano polemiche e dualismi nella squadra (vedi
Haller e Nielsen) e allontanano i tifosi delusi; viene esonerato Fulvio
Bernardini, si ricomincia con un nuovo allenatore (breve parentesi di
Scopigno, poi Carniglia) ed i risultati non mancano: 2° e 3° posto. Poi
ogni anno la squadra perde un pezzo di "quelli del ’64" e i ricambi non
sono sempre all’altezza: Bulgarelli resta, ma vengono ceduti prima
Nielsen, poi Haller, mentre Pascutti deve smettere, come Negri, per gli
acciacchi dell’età. Si alternano gli allenatori e i presidenti
per arrivare alla fine degli anni ’60 con Edmondo Fabbri in panchina e
una Coppa Italia vinta con il Torino (2-0) con doppietta di Savoldi,
che viene replicata nel ’74 in una finale vinta ai rigori sul Palermo
(sempre a Roma, e tre finali vinte!).
Nel ’75 finisce la sua carriera Giacomino Bulgarelli: la bandiera, dopo
17 anni passa il testimone a Eraldo Pecci, un romagnolo cresciuto nel
vivaio, che appena impostosi come centrocampista di grande personalità
viene ceduto frettolosamente dal Presidente Conti al Torino, e non sarà
l’ultimo!.
Il nuovo idolo di Bologna, il cannoniere Giuseppe Savoldi e verrà
ceduto al Napoli per la cifra da capogiro di 2 miliardi! I tifosi non
perdonano al Presidente Conti la politica della cessione dei pezzi
migliori, l’allenatore Pesaola guida la squadra in campionati mediocri,
e così cresce il malcontento di chi non accetta piazzamenti anonimi
della squadra.
Dopo una serie di campionati tra il 5° e 8° posto iniziano i brividi,
con salvataggi in extremis di cui è artefice Cesarino Cervellati,
chiamato spesso a sollevare le sorti del Bologna quando tutto sembra
ormai compromesso. Nel 78-79 ci si salva pareggiando 2-2 in modo
rocambolesco in casa con il Perugia, ed è anche l’ultima partita nel
Bologna di un altro giocatore simbolo: Tazio Roversi. Nel 79-80 se ne
va il presidente Conti e subentra Tommaso Fabbretti: allenatore Perani
e ritorno di Beppe-gol Savoldi; sarebbe un campionato onorevole se la
squadra non fosse coinvolta nel calcio scommesse e punita nel
campionato successivo con la penalizzazione di 5 punti. La stagione
80-81 vede allenatore Radice e nonostante la penalizzazione sarà un
buon 7° posto finale e tante vittorie importanti: Inter, Juve a Torino…
Nulla lascia prevedere quello che sta per succedere, ma in estate la
squadra viene smantellata, Radice se ne va, cominciano i guai
giudiziari del Presidente e così…
All’inferno e ritorno per due volte
L’anno
1981-82 è serie B. Per la prima volta nella storia, il Bologna subisce
l’onta sportiva di una retrocessione che purtroppo non sarà l’unica:
l’anno dopo sarà seguita da quella in serie C! È troppo anche per
Angiolino Schiavio, che dalle colonne del quotidiano cittadino scrive
un articolo di fuoco, dove esprime tutto il suo sdegno verso coloro che
hanno permesso che la gloriosa società rossoblu cadesse così in basso.
Dopo l’immediata e dovuta risalita in B, seguono alcuni campionati con
tentativi di conquistare la serie A senza esito, fino al campionato
1987-88 con Presidente Corioni, che impone un allenatore sconosciuto,
Gigi Maifredi, che vincendo lo scetticismo generale porta uno
spumeggiante Bologna in serie A dalla porta principale: un meritato
primo posto con spettacolo e gol.
In serie A, dopo un inizio difficile, il Bologna si salva con
tranquillità e l’anno seguente Maifredi conquista l’Europa prima di
lasciare Bologna, per rispondere al richiamo della sirena Juventus. Ma
nel ’90-91 si ritorna al passato: è un campionato che inizia male con
Scoglio allenatore e si trascina fino alla fine con infortuni a
ripetizione e pochezza tecnica; nonostante Radice le provi tutte, si
finisce in B, uniche soddisfazioni alcune belle partite con rimonte
casalinghe in Coppa Uefa.
Dopo due stagioni dove rifioriscono speranze di rinascita, con
l’illusione che un Presidente bolognese (Gnudi), con l’appoggio di
Gruppioni, ci riporti presto in A, si ricade di nuovo nell’inferno
della C per arrivare al fallimento del glorioso Bologna nel 1993.
La rinascita del Bologna FC
Dalla sentenza del tribunale rinasce il Bologna FC 1909, Presidente
Giuseppe Gazzoni Frascara ed il campionato di serie C 1993-94 con
Zaccheroni allenatore e Pecci direttore sportivo nasce pieno di
speranze che s’infrangeranno nei play-off contro la Spal. Al secondo
tentativo la coppia Oriali-Ulivieri subentrata a Reja–Pecci, centra
l’obiettivo: la risalita in B e immediatamente dopo, nel 1995-96, si
festeggia la promozione in serie A con il gol di Bresciani in
Bologna–Chievo.
Il primo anno di serie A è quasi trionfale: settimo posto in classifica
e buon gioco, ed eliminazione in semifinale di Coppa Italia da parte
del Vicenza.
L’anno seguente, il quarto consecutivo di Ulivieri, è altrettanto buono
con l’ottavo posto che dà diritto a partecipare al torneo Intertoto; ma
è anche l’anno di Roberto Baggio, ingaggiato a sorpresa con un’abile
operazione di mercato da Oriali e Gazzoni all’insaputa dell’allenatore,
che faticherà inizialmente ad inserirlo negli schemi, ma che dopo
qualche polemica troverà un equilibrio che porterà il Bologna in
Europa, Baggio prima ai Mondiali di Francia poi all’Inter e Ulivieri al
divorzio.
Nel campionato 98-99 il Bologna di Carletto Mazzone, il nuovo
allenatore scelto da Oriali prima di andarsene, sostituito da Oreste
Cinquini, vince l’Intertoto e inizia una fantastica cavalcata europea,
raccogliendo ovunque consensi unanimi, e fermandosi alle soglie della
finale di Coppa Uefa, eliminato dal Marsiglia, con un rigore dubbio a
pochi minuti dalla fine. Analoga sorte ci toccherà in Coppa Italia,
sempre eliminati in semifinale (dalla Fiorentina) questa volta per un
rigore netto non concessoci nel finale.
In campionato dopo un inizio stentato il Bologna trova un buon
equilibrio in campo con Binotto e Fontolan esterni e Beppe Signori
goleador ritrovato; la stagione si chiude trionfalmente con la vittoria
sull’Inter nello spareggio per entrare in Europa.
L’era Guidolin
Nella
stagione 1999-2000 lo staff dirigenziale decide di affidare la squadra
a Sergio Buso, allenatore della Primavera ed ex portiere rossoblu degli
anni’70. L’inizio è incoraggiante in Uefa, ma deludente in campionato:
si corre ai ripari richiamando Andersson (ceduto in estate alla Lazio),
ma alla settima giornata, con 7 punti conquistati, si chiude
l’esperienza di Sergio Buso, un allenatore preparatissimo, grande
conoscitore di tattica e di uomini che non ha trovato un’immediata
applicazione delle sue teorie; la squadra stenta nei risultati, ma
soprattutto nel gioco: l’unica vittoria il 3 ottobre 1999, giorno del
90° compleanno del Bologna: 2-0 al Lecce. Si riparte con
Francesco Guidolin, nato lo stesso giorno e mese del Bologna, ex
calciatore rossoblu, nonché nostra bestia nera dai tempi di Vicenza. Il
tecnico è razionale e concreto, la persona, seria e puntigliosa; il suo
esordio è vincente in campionato e in Europa, poi c’è l’amara
eliminazione da parte del Galatasaray in Uefa e dell’Inter in Coppa
Italia.
In campionato è un susseguirsi di risultati altalenanti con vittorie a
ripetizione in casa e altrettante sconfitte in trasferta, la difesa del
Bologna è una delle meno perforate, ma l’attacco è uno dei meno
prolifici della serie A; risultato: una classifica sempre a metà strada
tra i sogni (l’Europa) e il fondo classifica.
Si ha l’impressione che gli infortuni a catena di Binotto, Ventola e
Fontolan e l’età media dei protagonisti abbiano inciso profondamente
sul rendimento complessivo: i ripetuti tentativi di dare un assetto
soddisfacente al centrocampo rossoblu non sortiscono gli effetti
sperati, anche i rinforzi subentrati nel corso dell’annata non danno la
svolta al campionato del Bologna, che si può definire di transizione;
la certezza su cui contare è Beppe Signori che raggiunge il traguardo
dei 151 gol.
Conclude una grande carriera Giancarlo "Ciccio" Marocchi, l’ultima bandiera rossoblu.
Un anno contraddittorio, il secondo dell’era Guidolin (2000/01). Il
Bologna inizia il campionato con una partenza sparata, ogni obiettivo
sembra alla portata. La squadra gioca bene e ottiene grandi risultati.
Addirittura il pubblico vede cadere squadre come il Milan, il Parma e
la Lazio sotto i colpi dei giovani rossoblù. A fare da guida il solito
Giuseppe Signori, che alla fine scriverà 16 nel suo personale score di
reti. A metà campionato, il Bologna rallenta ma rimane sempre in corsa
per l’obiettivo europeo fino al crollo nelle ultime decisive
sfide-Uefa. Finirà nono, insieme alla Fiorentina. Un anno di luci e
ombre, ma che lancia nel grande calcio giovani di notevole talento come
Gamberini e Cipriani.
Nell’estate 2001 Guidolin, spronato dal vento della contestazione che
induce Gazzoni ad abbandonare la presidenza cedendo la poltrona a
Renato Cipollini, forgia un Bologna a sua immagine e somiglianza:
squadra tosta, tatticamente organizzatissima, che ha nel dna lo spirito
del gruppo che non si arrende di fronte alle vicissitudini. Una serie
impressionante di infortuni a catena, che colpisce - tra gli altri -
Signori, Locatelli, Macellari e Cipriani, non tarpa le ali ai rossoblù,
che grazie agli innesti azzeccati di Pecchia, Fresi e Zauli e alla
crescita di Julio Cruz, fino all’ultimo vagheggiano un posto in
Champions League, prima della beffa finale di Brescia, quando, per una
serie concatenata di risultati avversi, sia la Champions che la Uefa
svaniscono al fotofinish. Resta un esaltante settimo posto con 52
punti, cui fa da contraltare l’amara consolazione dell’Intertoto. Ma
anche la certezza del grande valore tecnico e psicologico del lavoro
svolto da Guidolin, che in tre anni ha saputo costruire un gruppo
caratterialmente forte, legato da un solido legame d’affetto con la
città, e con un futuro assicurato.
Concetti ribaditi nella prima parte della stagione seguente, nonostante
alcuni pezzi pregiati siano partiti. Si registra però il recupero di
Locatelli e il ritorno di una vecchia conoscenza, Michele Paramatti.
Dopo un Intertoto positivo (contro il Teplice è goleada), perso però in
finale contro il Fulham, il girone di andata in campionato fa
registrare un record storico per il Bologna (sette vittorie nelle prime
sette partite casalinghe) e si chiude con 27 punti (come nel precedente
torneo). La piazza, nonostante il mancato approdo alla Uefa e la
prematura uscita di scena in Coppa Italia, ha fatto il gusto ai
successi al Dall’Ara, ma il 2003 sarà avaro di soddisfazioni: in un
girone di ritorno da appena 14 punti, a brutte sconfitte contro squadre
impegnate nella lotta per la salvezza fanno da contraltare ottime
prestazioni contro le prime della classe, non premiate dal risultato
per colpa di una vera persecuzione che vede i rossoblù subire parecchi
gol decisivi proprio allo scadere. Le delusioni contagiano la curva che
torna nuovamente a contestare, a causa di cinque mesi sfortunati che
hanno avuto l’effetto di offuscare un anno e mezzo di vera ribalta.
Il ritorno di Mazzone
Alla
vigilia del campionato successivo, Guidolin decide di abbandonare una
piazza che non lo apprezza più. Gazzoni e Cipollini richiamano in
rossoblù Carlo Mazzone, l’allenatore dell’esaltante stagione delle
semifinali di Uefa e Coppa Italia: un autentico beniamino dei tifosi.
Il tecnico romano non si tira indietro e accetta di buon grado di
aiutare i dirigenti rossoblù, rimasti senza coach. La squadra, però, è
molto rinnovata e Mazzone deve conoscerla e rodarla: un lavoro che
svolge nel corso del girone d’andata, durante il quale, anche a causa
di una serie di infortuni importanti, i risultati sono avari. Concluso
il nefasto 2003, l’anno nuovo si apre nel modo migliore, con l’acquisto
di Nakata e con due sequenze di tre vittorie consecutive (cadono, tra
le altre, Lazio e Roma) che rimpolpano la classifica rossoblù; la
squadra può tagliare con anticipo il traguardo della salvezza. A questo
punto, Beppe Signori vuota il sacco e annuncia il suo addio al calcio
italiano, dopo 188 gol in 344 partite di Serie A: il caloroso saluto
"Dall’Ara" commuove fino alle lacrime uno dei più grandi bomber di
sempre, tre volte capocannoniere del campionato. Intanto Mazzone
rinnova con il Bologna per un’altra stagione, che potrà impostare fin
dall’inizio, dal ritiro pre-campionato: i risultati si vedranno e, dopo
un avvio non privo di difficoltà, la squadra risale la china con una
serie di quattordici partite con una sola sconfitta, toccando il
settimo posto in graduatoria. A fine stagione, però, qualcosa inizia a
girare storto e nelle ultime giornate i rossoblù scivolano
gradualmente, anche a causa di una classifica molto corta nella quale
tantissime squadre fluttuano ai margini della zona a rischio: proprio
all'ultima giornata, Nervo (festeggiato nel frattempo al raggiungimento
delle 300 presenze in campionato con la maglia del Bologna) e compagni
si trovano a condividere la terzultima posizione (mai occupata nel
corso di tutto il campionato) con Fiorentina e Parma. Per la classifica
avulsa, sono le emiliane a doversi giocare la salvezza agli spareggi:
la vittoria di misura al "Tardini" nella gara di andata viene
vanificata al ritorno, quando il Parma passa al "Dall'Ara" per 0-2: è
retrocessione. Nemmeno la strenua battaglia giudiziaria condotta dal
patron Gazzoni (nel mirino le irregolarità economiche di alcune
società) riesce a restituire la Serie A. Il Bologna viene affidato al
tecnico Renzo Ulivieri: un graditissimo ritorno.
Il Bologna a Cazzola
Vani
gli sforzi di Gazzoni per ottenere il ripescaggio in A: il principale
azionista decide quindi di cedere la società, che dopo le prime
giornate del campionato cadetto 2005/06 viene rilevata da Alfredo
Cazzola, nuovo Presidente del Bologna, assieme ai soci Menarini e
Bandiera (quest'ultimo già al fianco di Gazzoni). Renato Zaccarelli è
l'uomo cui Cazzola affida la gestione tecnica della squadra: al posto
di Ulivieri viene ingaggiato Andrea Mandorlini e in gennaio arrivano i
rinforzi: Zauli, Marazzina, Mingazzini e Nervo, che dopo una breve
parentesi a Catanzaro torna ad essere la bandiera della squadra. Chiusa
l'andata a metà classifica, si tenta una clamorosa rimonta verso la
zona play off, ma solo dopo il ritorno in panchina di Ulivieri la
marcia diventa inarrestabile e il sogno promozione svanisce di un
soffio all'ultima giornata. Lo scandalo Calciopoli sembra poter
restituire il maltolto: la Serie A; si scopre che la retrocessione di
un anno prima era frutto delle manovre sporche di dirigenti federali,
vertici societari e arbitri collusi, ma le sentenze sono morbide e la
squadra rossoblù viene ulteriormente danneggiata: deve ripartire ancora
dalla B, con l'obiettivo di conquistare sul campo la massima serie. |